13 maggio 2018
AG2018
TRE CORNI DI CANZO: RIFUGIO SEV, SALITA AL CORNO, SENTIERO SPIRITO DEL BOSCO
La stessa esperienza vista da tre punti di vista diversi, ognuno con la sua originalità e specificità: un ragazzo, due giovani accompagnatori, un genitore.
Rifugio SEV e “sentiero spirito del bosco”
Dopo aver percorso un tratto di strada iniziale, siamo passati al sentiero abbastanza ripido e, dopo 3 ore e mezza circa, siamo giunti al “rifugio SEV”.
Abbiamo pranzato e successivamente abbiamo giocato; i maschi a calcio mentre le femmine a tiro alla corda, poi sia piccoli che grandi abbiamo giocato a palla due fuochi.
Finiti i giochi siamo scesi fino a III alpe dove abbiamo iniziato a percorrere il “Sentiero dello Spirito del Bosco”; qua c’erano molte sculture di legno: casettine, poltrone, animali (tartarughe, draghi…), persone ed elfi.
Infine siamo tornati alle nostre macchine passando da I alpe.
È stata una bella giornata e mi sono divertito molto soprattutto la passeggiata nello “Sentiero dello Spirito del Bosco”.
Stefano
Un giovane
Viandanti sul mare di nebbia
Una nuvolosa giornata sopra al nostro lago, questo è lo scenario che ci si è presentato una volta raggiunta la cresta del corno occidentale, che il gruppo CAI dei ragazzi più grandi e accompagnatori ha affrontato durante l’escursione di domenica 13 maggio.
La salita al corno è stata piuttosto impegnativa, sia per le condizioni climatiche, con forte vento e nuvole a bassa quota, sia per la difficoltà del percorso (da ricordare classificato come EE, per escursionisti esperti); quest’ultimo è molto esposto, con punti nei quali si necessita l’aiuto di catene per superare le rocce più scoscese.
Dopo la traversata siamo potuti scendere verso il rifugio SEV, percorrendo un sentiero abbastanza ripido e impervio, reso particolarmente scivoloso dal fango e dalla pioggia caduta in nottata.
Una volta pranzato nel prato con i bambini, siamo scesi verso il Terz’Alpe da dove abbiamo poi imboccato il sentiero degli spiriti del bosco, ovvero un percorso costellato di statue e opere artistiche, completamente intagliate nel legno, raffiguranti animali e varie figure fantastiche, come Folletti, streghe e persino draghi; dobbiamo riconoscere che i ragazzi si sono divertiti molto!
È stata un’esperienza diversa dal solito, sicuramente molto positiva, dove anche noi abbiamo trovato qualche difficoltà nonostante i diversi anni di trekking alle spalle; questo tipo di escursione è stato introdotto dalla sezione CAI di Oggiono per portare un po’ di novità: per i membri più grandi con l’ascesa alla vetta e per i più piccoli con il percorso nel bosco.
Ringraziamo gli accompagnatori per aver reso possibile una giornata in montagna in compagnia di tanti amici, e i ragazzi per aver partecipato con energia ed entusiasmo.
Ci vediamo alla prossima gita!
Marco e Riccardo
Due giovani accompagnatori
Mamme in vetta
Domenica è stata la giornata delle domande dalle risposte lievi, la giornata delle mamme in vetta, la giornata dei sentieri facili anzi lisci… come l’olio…
Ho in testa alcune domande fin da piccola: perché qui attorno le montagne saltano su dal terreno in forme così strane, una a seghetto, una a triangolo isoscele, l’altra scaleno, una con i bernoccoli, perché tre bernoccoli, non due, quattro o cinque? Perché sono detti corni, hanno la punta? Come fai a stare in equilibrio sulla sommità appuntita di un corno?
Quando il mio compagno di camminate – quando non so, ma so che succederà – mi vorrà annunciare che seguirà il gruppo su uno dei corni? Ma quale? Sono diversi, fa differenza?
Sono una nota fifona delle altezze: mi piace poter dare una misura alle distanze che mi separano dalle cose e con i fondovalle non riesco mai prima che mi assalga quel sentimento di piccolezza come può avere una formica mentre si sente guardata mentre passa su uno stelo nel prato.
Con qualcosa di simile, senza intenzione, ci sberleffa Giovanni quando saliamo dal rifugio Terz’Alpe nel bosco, su per il sentiero vischioso, chiacchierando di come dovremmo “riporci in una teca” per sopravvivere a questo mondo complicato…ma in fondo perché? Se siamo un puntino sulla linea del tempo delle ere, potremmo non essere così preziosi…
Intravvediamo alla nostra destra un gruppo di coraggiosi arrampicatori con caschetto che sale sulla parete ripida di roccia. Così si sale sulla punta di un corno liscio, è ovvio, pensavo.
Aspetto che da un momento all’altro ci si pari di fronte un muro di pietra come quello, invece si apre una piccola sella e scopro che tutt’attorno è una leggera nube che ci ha raggiunto fin lì.
L’attacco del corno è poco distante. Dopo un fresco praticello, un ghiaione, non così grosso da meritarsi il nome, che semina il primo sconforto di fronte alla fatica, il sentiero si avvolge dietro l’ultimo lembo di boschetto e ci troviamo di fronte le rocce, quelle brulle e grigie chiare – fatte di calcare, non di granito – che riconosco in quelle che vedo tutti i giorni guidando versa casa un migliaio di metri più in basso.
Il sentiero si è fatto costa, ma la nebbiolina si è sparsa anche qui e di fondo valle non c’è nemmeno l’idea… Controcorrente, gioisco: è tutto perfetto!
Allora vado avanti accompagnata dai consigli di Flavio e di Beppe che ci vogliono riportare a casa tutti interi e ci aiutano a passare l’anticima, poi qualche roccetta infossata e, infine, ecco che ci si può distendere in posizione eretta, di fronte a una lastra scura del CAI e una croce di metallo, tipo pilone, poco cresciuta per essere una croce di vetta.
Sulla destra, sul pendio, delle peonie, di un fucsia succulento come quello di un lampone, cresciute su una zolla di terra abbandonata dal gelo qualche settimana fa.
Ecco l’omaggio floreale per le due mamme che, sfidando le usanze sedentarie di una delle feste più in voga del mondo, sono arrivate quassù, spinte dalla curiosità.
Qualcuno protesta perché in montagna l’appetito viene alle 12, massimo 12,15 e siamo ancora alla seconda posa di gruppo e distanti dal bivacco dei più giovani che non ci hanno seguito.
…pare ci sia sempre un sentiero facile facile che parte dalle vette per consegnarti felice a un fresco prato apparecchiato con le migliori vivande di montagna e anche dal corno se ne vedono, ma a ricordarsi adesso dov’è l’attacco…
Dopo altre roccette, dopo una foresta di radici infangate, ecco il rifugio SEV, dove alcuni ci guardano con quello sguardo pacifico di chi sta digerendo dopo aver divorato a sazietà il miglior pane e companatico del mondo.
Li raggiungiamo a mangiare pane e confetti perché oggi, in altura, si festeggia anche un anniversario.
Teresa
Una mamma